The Navigator

Il secondo film girato da Buster Keaton nel 1924, “The Navigator“, trovò ispirazione in un unico oggetto, anche se di grandi dimensioni. Mentre stava cercando vecchie golette a quattro alberi per The Sea Hawk di Frank Lloyd, il prodigioso tecnico di Keaton, Fred Gabourie, si imbatté in una nave passeggeri di 500 piedi pronta per la rottamazione, che venne affittata a 25.000 dollari. “Beh, cominciammo bene. Con un colpo di fortuna…”.

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Due giovani ricchi, che non hanno mai dovuto imparare a badare alle proprie necessità, si ritrovano insieme alla deriva su una nave passeggeri deserta, dove le normali difficoltà dell’esistenza sono accentuate dal fatto che i servizi non sono intesi per uso individuale, bensì per provvedere a cinquecento persone. Il giovane milionario incarnato da Buster (“Rollo Treadway – erede del patrimonio dei Treadway – prova vivente che ogni albero genealogico ha la sua linfa”) è una variazione dei personaggi di Bertie in The Saphead e Alfred Butler in Battling Butler.

Laddove Bertie appartiene alla tradizione dell’idiota comico che alla fine la spunta per fortuna e per miracolo, comunque, sia Rollo sia Alfred sono ampliati dalle circostanze in cui la storia li colloca. Partono effeminati, incapaci e totalmente dipendenti dai servitori (Rollo addirittura prende la macchina e l’autista quando vuol attraversare la strada), ma trovano in sé stessi risorse d’energia ed ingegnosità. I miracoli hanno solo un ruolo minore.

L’intera gamma comica di Keaton viene sfruttata. La battaglia con i cannibali contiene alcune delle sue più belle cadute. Le gag sono così fitte e così strettamente intrecciate che è spesso difficile tenere il passo o ricordarne la sequenza. Allo stesso tempo, è tutto organizzato con abilità drammatica totale e il personaggio di Rollo è sviluppato in modo logico e completo.

A livello tecnico e meccanico, The Navigator è una delle pellicole di Keaton più elaborate. In The Parade’s Gone By di Kevin Brownlow, egli descrive la difficoltà di realizzare le scene subacquee, girate sul lago Tahoe dopo che era stata distrutta una piscina e che il mare dell’isola di Catalina era risultato nebbioso per via dell’accoppiamento dei pesci. Mentre recitava, Keaton doveva anche maneggiare il contenitore della macchina da presa per due persone che stava sott’acqua e che veniva raffreddato all’interno con del ghiaccio per impedire l’appannamento dei vetri.

“Potevo stare là sotto solo per una trentina di minuti perché l’acqua fredda ti entra nelle reni. Dopo mezz’ora cominci a intirizzirti e ti viene voglia di risalire e uscire da lì. Ci ho messo un mese a girare quella scena.”

Lo scafandro da palombaro si rivelò un accessorio di eccezionale convenienza. Mai per un momento si dubita su chi si muove lì dentro, su gambette corte e scattanti e rigide braccia che sporgono a fare mille cose. Christopher Bishop ha messo in evidenza la straordinaria capacità che ha Keaton di farci vedere lo scafandro di Rollo – che pure già conosciamo – con lo stesso stupore dei cannibali.

Di tutte le eroine di Keaton, Kathryn McGuire in The Navigator e Marion Mack in The General hanno i ruoli più positivi. L’intreccio richiede loro una maggior partecipazione, visto che si trovano sole con il protagonista, e in ogni caso le due ragazze sono insolitamente affascinanti e divertenti. Kathryn McGuire ha lo stesso dolce stordimento di Marion Mack: quando i naufraghi vogliono attirare l’attenzione di una nave di passaggio, lei alza la bandiera più carina che riesce a vedere e che risulta essere il segnale per la quarantena.

IL FILM

The Navigator (USA, 1924), regia Buster Keaton e Donald Crisp, interpreti Buster Keaton (Rollo Treadway), Kathryn Mc Guire (Betsy O’Brien), Frederick Vroom (John O’Brien), Clarence Burton, H.N. Clugston (spie), Noble Johnson (capo cannibale), sceneggiatura Clyde Bruckman, Joseph Mitchell, Jean Havez, fotografia Byron Houck, Elgin Lessley; produzione Joseph M. Schenck, MGM; dur. 60’.

LA MUSICA

La musica a volte – non molto spesso – offre un indizio di quale scelta musicale fosse nelle intenzioni del regista. Per esempio, in Blind Husbands di Stroheim si individua una piccola scritta su un folcloristico pannello di legno, “Auf der Alm do gibt’s koa Sünd” (“Non esiste peccato su nell’alpeggio”), che è – mia madre lo sapeva a memoria – un vecchio canto popolare alpino. A volte si può leggere l’etichetta di un disco suonato con il grammofono (sullo schermo). The Navigator ci offre un momento simile, quando dopo aver letto sul disco le parole “Asleep in the Deep” (Addormentati sul fondo), si vedono Buster e la sua ragazza sprofondati nelle loro sedie a sdraio. E questo motivo offre il punto di partenza per riflessioni musicali e costituirà il tema musicale principale. Lo ascolterete certamente in molte varianti: nella ouverture, prima del film; con richiami a un’aria operistica in stile veneziano; o anche in stile Dixieland. Non ci sono limitazioni musicali per esprimere lo stato d’animo appropriato.

[Günter A. Buchwald]

Zerorchestra: Günter Buchwald (partitura, direzione, pianoforte, violino, voce), Francesco Bearzatti (sax), Mirko Cisilino (tromba e trombone), Luca Grizzo (percussioni ed effetti speciali), Didier Ortolan (flauto e clarinetto), Gaspare Pasini (sax), Romano Todesco (contrabbasso), Luigi Vitale (vibrafono).

Anteprima: martedì 9 luglio 2024, Udine, Giardino Loris Fortuna (Piazza I Maggio), 34^ edizione di”Udin&Jazz” (a cura di Euritmica).

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